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Un appuntamento mancato con S. Francesco de Geronimo

A cura del prof. Cosmo Tridente.
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Presso la chiesa di Santo Stefano in Molfetta, dove ha sede l’ omonima Arciconfraternita dal sacco rosso, è custodita una statua in cartapesta di S. Francesco de Geronimo, donata all’ Arciconfraternita dal confratello Giuseppe Peruzzi.
La statua è attualmente collocata nella nicchia che sovrasta la porticina d’ ingresso corrispondente alla navata minore. L’ iconografia del santo lo raffigura vestito di abiti sacerdotali con tonaca nera e cotta bianca, reggendo un crocifisso con la mano sinistra che indica con l’indice destro.
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La devozione a S. Francesco de Geronimo nella nostra città risale almeno al 1838, come risulta da una novena fatta stampare dal Cav. Giuseppe Sigismondo per la Chiesa Vecchia (Duomo), da dove poi passò alla Chiesa di S. Pietro (Monacelle ) ed indi a Santo Stefano (Parecchiédde) dove si conserva il simulacro.
Il santo compose l’ inno “Dio ti salvi, Regina”, un tempo cantato nelle nostre chiese durante le celebrazioni in onore della Madonna.
Chi era Francesco de Geronimo?
Nato a Grottaglie (Taranto) il 17 dicembre 1642, era il primo di undici figli appartenenti ad una famiglia benestante e di profonda fede cristiana. Studiò nel collegio dei Gesuiti di Napoli e qui divenne Padre Gesuita rivelando, nell’attività apostolica, le sue doti di apostolo zelante e predicatore efficace. Predicava nelle piazze, nelle chiese, negli ospedali, nelle carceri, nei conventi, nelle campagne. Il suo ardore trascinava alla conversione, alla confessione, alla comunione. La sua carità verso gli sbandati e i sofferenti raccoglieva intorno a lui folle di gente bisognosa del suo aiuto, del suo conforto. Fra le devozioni favorite e diffuse dal de Geronimo fu particolare quella a S. Ciro, medico e martire, il cui corpo riposa nella cappella omonima della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli. Egli portava con sé nelle missioni una reliquia del santo e ad essa attribuiva tutti i prodigi che andava operando durante le sue prediche, sebbene i suoi biografi sostengono che Dio operasse miracoli per le sue virtù che celava dietro il potere taumaturgico di S. Ciro. Morì a Napoli l’ 11 maggio 1716 e fu canonizzato da Papa Gregorio XVI il 26 maggio 1839.
Nel mese di settembre del 1945 l’ urna contenete le reliquie del santo furono portate a Grottaglie, suo luogo natio, per le celebrazioni in quella località e, nel ritorno a Napoli, avrebbe dovuto fare sosta per due giorni a Molfetta, come da programma predisposto dalla Curia Vescovile, riportato su “Luce e Vita” n.15 dell’ 8 settembre 1945:

Il 16 settembre arriverà a Molfetta il venerato corpo di S. Francesco de Geronimo che nel ritorno dalle celebrazioni dalla sua nativa Grottaglie alla sua diletta chiesa di Gesù Nuovo a Napoli, sosterà nella nostra Cattedrale fino al pomeriggio del giorno seguente.
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P R O G R A M M A
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Giorno 13, 14, 15 ore 9,30: In Cattedrale triduo predicato dal M. R . Mons. Prof. Antonio Palmiotti;
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Giorno 16 ore 18: Ricevimento del venerato corpo del santo a via Giovinazzo, corteo e accompagnamento alla Chiesa Cattedrale, discorso di un Padre Gesuita, indi benedizione.
Ore 22: Veglia notturna per soli uomini in Cattedrale. Confessioni.
Ore 24: S. Messa con fervorino di Sua Ecc. Mons. Vescovo.
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Giorno 17 ore 7,30: S. Messa della comunione generale celebrata da un Padre Gesuita.
Ore 10: S. Messa solenne con assistenza pontificale. Discorso di un Padre Gesuita.
Ore 17: Accompagnamento del venerato corpo fino a S. Domenico.
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Vorremmo circondare in modo particolare la sua urna di tutti gli uomini di Molfetta ed in prima fila ameremmo vedere i nostri fratelli reduci per attestare a Dio la nostra riconoscenza per la fine della guerra e nel medesimo tempo ricordarci di quanti hanno immolato la loro vita per il nostro bene. Per gli uomini è riservata la veglia notturna in Cattedrale tra il 16 e il 17 settembre.

Molfetta, 1 settembre 1945 - Achille Vescovo


Ma ci fu gran delusione di popolo quando la Curia, con un successivo comunicato, annunciò che l’ arrivo dell’ urna a Molfetta sarebbe stato rinviato, come da lettera del Superiore dei Padri Gesuiti, indirizzata al nostro Vescovo Achille Salvucci, di cui riporto il testo pubblicato su “Luce e Vita” n.16 del 22 settembre 1945:

Eccellenza Reverendissima,
L’ uomo propone e Dio dispone.
Ora la Provvidenza, con nostra sorpresa, ha disposto che il corpo di S.Francesco de Geronimo faccia una lunga sosta a Grottaglie prima di riprendere il suo viaggio apostolico di ritorno.
Ci hanno indotto a ciò gli avvenimenti prodigiosi in questa città natia del santo, il desiderio unanime di questa popolazione e specialmente la volontà di alcuni Ecc. mi Vescovi di avere le sacre reliquie nelle loro Diocesi dopo l’ autunno e per un più lungo periodo di giorni. Torneremo quindi in altro tempo a sottoporre a V. E. il nostro programma apostolico, sicuri che, avendo a disposizione maggior tempo, le cose si potranno meglio organizzare per il bene delle anime che sarà più abbondante. Con i sensi della più devota stima, baciamo il Sacro Anello.

Il Padre Provinciale ed i Missionari Gesuiti

S. Francesco de Geronimo non è più arrivato a Molfetta. Morale della favola: “U mégghie descùrse è cùre ca nénze fàsce” (il migliore discorso è quello che non si fa), recita un detto popolare molfettese. Se Molfetta non ha avuto l’ onore di venerare il corpo del santo, ha avuto almeno il merito di essersi resa ospitale e disponibile all’ appuntamento poi mancato. Evidentemente, come ha scritto il poeta latino Orazio (Arte Poetica, 19), “non erat hic locus” (non era qui il suo luogo).
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* Testo a cura del Prof. Cosmo Tridente.
* Foto a cura del dott. Francesco Stanzione.

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