Il culto del “sabato” a Maria risale al IX secolo, in epoca carolingia, ed ha avuto devoti di grande santità come Santa Caterina da Siena, S. Francesco di Sales, S. Alfonso de’Liguori, per fare solo qualche nome. A partire dal XII secolo si cercarono le motivazioni di tale culto. I teologi oggi sono concordi nel ritenere che esso derivi dal legame di Maria con il mistero pasquale: nel sabato che precede la risurrezione, Maria ha vissuto in meditazione il mistero del dolore profetato da Simeone. “Dopo la sepoltura di Gesù - scrive don Tonino Bello - il vento del Golgota ha spento tutte le lampade, ma ha lasciato accesa la sua lucerna. Solo la sua. Per tutta la durata del sabato, quindi, Maria resta l’unico punto luce in cui si concentrano gli incendi del passato e i roghi del futuro”
La dedicazione del sabato a Maria ha avuto la sua massima espressione in tre esercizi di pietà, molto cari al popolo cristiano: il privilegio sabatino, promesso dalla Madonna del Carmelo; la pratica dei cinque sabati, voluti dalla Madonna di Fatima; la pratica dei quindici sabati, in onore della Regina del Rosario di Pompei, oggi riveduta dopo l’introduzione dei “Misteri della Luce” nel Rosario. Vediamoli uno per uno, non dimenticando che a Molfetta è pure sentita la devozione dei sette sabati solenni che precedono la festa della Madonna dei Martiri, nostra Compatrona.
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Il privilegio sabatino è la seconda promessa che la Madonna del Carmelo fece in una sua apparizione, ai primi del trecento, al Pontefice Giovanni XXII (1316-1334) al quale disse: «Io Madre di bontà, scenderò il primo sabato dopo la loro morte e quanti troverò nel Purgatorio, libererò e condurrò al monte santo della vita eterna ». Questo grande privilegio offre, dunque, la possibilità di entrare in Paradiso il primo sabato dopo la morte. Ciò vuol dire che, coloro che otterranno tale privilegio staranno nel Purgatorio massimo una settimana, e se avranno la fortuna di morire di sabato, la Madonna li porterà subito in Paradiso. Non bisogna comunque confondere la prima promessa (quella dello scapolare) con il privilegio sabatino. Nella prima promessa, fatta a S. Simone Stock, non sono richieste né preghiere né astinenze. E’ sufficiente portare devotamente con sè lo scapolare, per non patire il fuoco dell’inferno. Per quanto riguarda il privilegio sabatino, che riduce ad una settimana al massimo la sosta in Purgatorio, la Madonna chiede che oltre a portare lo scapolare, si facciano preghiere e alcuni sacrifici in suo onore, generalmente la recita quotidiana del Rosario oppure sette Pater, Ave, Gloria. Lo stesso Pontefice confermò questo privilegio nella Bolla Sabatina del 3 marzo 1322.
La pratica dei cinque sabati ebbe il sigillo della Vergine a Fatima.
«Figlia mia, il motivo è semplice - rispose la Vergine - sono cinque le specie di offese e bestemmie contro il mio Cuore Immacolato:
1 - le bestemmie contro l'Immacolata Concezione;
2 - le bestemmie contro la sua Verginità;
3 - le bestemmie contro la Maternità divina, rifiutando, allo stesso tempo, di riconoscerla come vera Madre degli uomini;
4 - gli scandali di quanti cercano pubblicamente di infondere nel cuore dei bambini l'indifferenza, il disprezzo e perfino l'odio contro questa loro Madre Immacolata;
5 - quanti mi oltraggiano direttamente nelle mie sacre immagini.
Quanto a te, cerca continuamente, con le tue preghiere e sacrifici, di muovermi a misericordia verso quelle povere anime».
Il messaggio di Fatima è dunque un messaggio di «salvezza» per impedire che l'umanità pervertita dall'odio, sommersa da fiumi di sangue innocente, capace di atrocità inimmaginabili finisca di perdersi eternamente e di autodistruggersi sulla terra.
La pratica dei quindici sabati consiste nell’impegno di rivivere con Maria per quindici sabati consecutivi i quindici misteri del Rosario che sono, in sintesi, la storia della nostra salvezza. Richiede la partecipazione all’Eucarestia, la meditazione approfondita di un mistero per ogni sabato e la recita del Rosario intero o perlomeno della terza parte. Tale pratica ha avuto origine in Francia all’epoca delle lotte tra calvinisti ed ugonotti. Il re Luigi XIII (1601-1643), invocando la fine dei combattimenti, invitò tutti, il 27 maggio 1627, alla recita del Rosario nella chiesa dei Padri Domenicani di S. Onorato, a Parigi. Poi si continuò a recitare questa preghiera mariana tutti i sabati. La fine delle lotte e la pietà popolare dei fedeli ispirarono la devozione detta “voto dei quindici sabati” propagata dai Padri Domenicani. Una devota napoletana, la marchesa Filiasi di Somma, per meglio diffondere la pratica, aveva tradotto dal francese un libricino le cui copie si esaurirono in breve tempo. Quando Bartolo Longo (un pugliese trapiantato a Napoli, nato a Latiano nel 1841 e morto a Pompei nel 1926) le chiese un’offerta per il Santuario che stava costruendo a Pompei, la marchesa lo invitò a ristampare il libretto dei quindici sabati. Il Beato ne rifece completamente il testo intitolandolo “La devozione dei quindici sabati in onore del SS.mo Rosario” (Napoli 1887).
Concludo con una esortazione di Paolo VI: “Non si può essere cristiani senza essere mariani”. Cioè non si può escludere dalla nostra vita cristiana la presenza di Maria, madre di ciascuno di noi, la quale è la scorciatoia per arrivare a Dio. Maria ci è vicina nel nostro pellegrinare sulla terra, nel nostro sabato della vita e della storia.
* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto tratte dal web.