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Traumi sofferti dal "Crocifisso"

A cura del prof. Cosmo Tridente.
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Quella di Cristo è anche la storia di un corpo umano: con il cuore che batte, il sangue che scorre, i muscoli che palpitano. Un corpo che ha conosciuto la fisicità della morte.
Che cosa, secondo la scienza moderna, ha causato la morte di Gesù? La domanda è stata rivolta dal giornalista Edoardo Rosati al Prof. Pierluigi Baima Bollone, ordinario di medicina legale presso l’Università degli Studi di Torino, nonché autori di famosi libri, tra cui “la psicologia di Gesù” (Mondadori). Qui di seguito, riporto la sua presunta diagnosi:
«Cristo ha conosciuto, prima di spirare, una lunga sequenza di stress: l’arresto, i processi, la flagellazione, il conseguente sanguinamento, la disidratazione. Eventi altamente traumatici, autentiche torture per il fisico e la psiche. Poi sulla Croce – continua Baima Bollone – Cristo ha subito degli intensi “stimoli asfittici”: in quella posizione, con il corpo fissato da tre chiodi (due per le mani e un altro che ha trapassato i piedi sovrapposti), la respirazione è stata irrimediabilmente compromessa. I muscoli intercostali e il diaframma (la cupola muscolare che separa il torace dall’addome e che, contraendosi, pompa aria nei polmoni) non sono più stati in grado di agire correttamente.
L’agonia di Cristo sulla Croce è durata circa tre ore. Un tempo piuttosto breve per un individuo crocifisso. E comunque inferiore al periodo di agonia vissuto dai due ladroni. Segno – dice l’esperto – che la drammatica sequela di sevizie psichiche e materiali subita ha accelerato il momento della fine. Una fine tragicamente segnata da un urlo. Cristo versava ormai in uno stato di profonda disidratazione. E con l’asfissia successiva, la circolazione sanguigna è “andata in crisi”. Il sangue, impoverito di liquidi, è diventato iperdenso e scarsamente ossigenato. Come un fiume che s’inaridisce. E il cuore, privato di un valido flusso arterioso nelle coronarie, ha ceduto. Ed ecco l’urlo di Gesù: una crisi cardiaca. Una morsa fatale nel petto.
Il Vangelo di Giovanni, poi, riferisce che fu inferto sul torace un colpo di lancia da cui fuoriuscirono “sangue e acqua”. E’ quel fenomeno chiamato “dissierazione”. Nella cavità toracica di Cristo Morto si era accumulato del sangue, e, per la forza di gravità, i globuli rossi si erano raccolti in basso e il siero (la parte liquida e trasparente del sangue) in alto. Così, quando il centurione colpisce per accertarsi dell’avvenuta morte, ecco sgorgare “sangue e acqua”. Insomma, una reazione post mortem».
Dopo questa sconvolgente descrizione del Cristo sofferente, vorrei concludere con qualche mia riflessione. Recentemente la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, con una sua sentenza, assurda e gravissima, ha bocciato i Crocifissi nelle aule, perché, a suo avviso, il simbolo cattolico costituisce una violazione della libertà. Niente di più falso e di più offensivo. E vediamo in sintesi il perché.

Il compito precipuo della scuola è certamente l’educazione ai valori necessari per la pacifica convivenza delle persone. Infatti, la mera conoscenza culturale servirebbe a ben poco o potrebbe addirittura essere controproducente se non fosse subordinata ai superiori valori etici. Pertanto, il Crocifisso nelle scuole svolge una funzione simbolica educativa. I giovani, tutti, al di là del credo professato o pur senza credo alcuno, guardandolo, possono intuire come si può essere uomini e donne veri e come si può vivere perché anche l’altro sia vero. Negli ospedali, la presenza del Crocifisso simboleggia l’incomparabile amore di Cristo verso l’umanità sofferente e costituisce un invito alla conversione ed uno stimolo a ricorrere alla sua infinita misericordia. Nei tribunali, Gesù simboleggia la verità e la giustizia. Non solo, ma la sua crocifissione se da un lato rappresenta l’ingiusta condanna subita, dall’altro lato costituisce un monito per tutti i giudici affinché si prodighino per una giustizia equa. Gesù si è sempre prodigato per il prossimo ed ha invitato tutti i suoi discepoli a fare altrettanto. Quindi, l’esposizione del Crocifisso negli edifici pubblici in cui normalmente operano persone preposte al servizio pubblico rappresenta un incomparabile emblema di servizio al prossimo.
Queste sintetiche considerazioni fanno del Crocifisso un esempio ineguagliabile di amore universale che non trova riscontro in nessun’altra figura storica. Per il cristiano il Crocifisso è ben più di un simbolo, è una Persona! E’ proprio il Figlio di Dio e nessuno come lui può mostrarci cos’è l’amore e come si ama.

* Testo e foto a cura del prof. Cosmo Tridente.


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