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Damiano Binetti, compositore e direttore d' orchestra molfettese

A cura del prof. Cosmo Tridente.
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“Gioventù bruciata” (“Rebel without a cause”) di Nicholas Ray, uscito nell’ottobre 1955, è un film che tratta temi scottanti come la crisi della famiglia tradizionale, l’affermarsi del modello della “banda” di giovani, il disagio esistenziale derivante dal benessere e dalla noia (come cantava in quegli anni Franco Califano), l’esigenza di espressione libera della propria identità. “Il più sciocco fra tutti gli errori – scrive Johann Wolfgang Goethe (“Massime e riflessioni”) – è quando i giovani, pur intelligenti, credono di perdere la loro originalità se riconoscono quelle verità che già da altri sono state riconosciute”.
I giovani di oggi, per fortuna, non sono tutti “bruciati”. Infatti, molti sono coloro che “credono agli intramontabili valori della vita”, come da detto Rita Levi-Montalcini (premio Nobel per la medicina), in ricorrenza del suo centesimo compleanno. Assai numerosi sono infatti i giovani che, temprati da studio, lavoro e sacrifici, spinti dal senso kantiano del dovere, tracciano vie luminose ed esemplari, dimostrando che essere giovani significa soprattutto impegnarsi seriamente in un progetto professionale, costruire qualcosa di valido per sè e per la società.
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Uno di questi giovani “riusciti” e lodevolmente affermati anche nella scena internazionale è il Maestro Damiano Binetti.

Nato a Molfetta nel 1968, ha studiato canto con Anna Maria Balboni, composizione con Nicola Scardicchio e direzione d'orchestra con Piero Bellugi e Roberto Duarte presso il Conservatorio di Musica Piccinni di Bari.

Nel 1991 è arrivato dall’Italia a Praga per studiare direzione operistica presso l'Accademia di Musica con František Vajnar e con Radomil Eliška per il repertorio sacro e sinfonico. A Praga è stato anche accolto come membro effettivo del prestigioso gruppo dei madrigalisti di cui egli è stato nominato direttore dal 1995.

Nel 1994 ha partecipato a un corso di interpretazione della musica di JS Bach, sotto la guida di Helmuth Rilling.

Come primo direttore ospite dell’ Orchestra Mozart di Praga, ha eseguito un vasto repertorio di Mozart come il Requiem in re minore, Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e la maggior parte del repertorio sinfonico di Mozart, nelle più prestigiose sale da concerto di Praga, a Smetana e a Obecni Dum.

Dal 1998 ha collaborato con l’orchestra da camera Suk, la filarmonica di Hradec Kralove, l’ orchestra Dvořák Symphony, l’orchestra sinfonica di Marienbad. In questo anno, ha lavorato su un ampio repertorio che comprende opere di Puccini, Sostakovic, Koželuh, Mica, Mussorgsky, Dvorak, Mahler, Mozart, Verdi, ecc.

Nel 2001 ha occupato il primo posto in classifica al festival-concorso di Ivan Lukacic a Varaždin (Croazia).

Nella stagione 2002 ha debuttato con successo al teatro dell’opera di Olmütz, dirigendo la Madama Butterfly di Puccini in versione balletto, e con un personale arrangiamento musicale.

Dal 2007 ha assunto la direzione artistica presso il Teatro dell’Opera di Opava (Moravia).

Si è esibito in tutta Europa, partecipando a molti dei più rinomati festival musicali come Tibor Varga a Sion (Svizzera), Festival di Wallonie in Belgio, Festival di Primavera a Praga, Landshut Musik Sommer, Settembre Musicale a Torino, GOG Festival a Genova, Festival di C. Monteverdi a Cremona, Pomeriggi Musicali a Milano, Estate Musicale a Catania. Ha diretto in Spagna presso il Teatro Monumentale di Madrid e il Teatro Victoria Eugenia a San Sebastiano. Egli ha inoltre diretto in Italia al Teatro Regio di Parma, Teatro Comunale di Modena, Teatro Lirico di Cagliari, Teatro Giuseppe Verdi di Trieste, Auditorium RAI (Radio Televisione Italiana) di Milano e Torino e presso il prestigioso Teatro Piccolo di Milano. Come direttore d’opera ha diretto anche in Portogallo, Grecia, Germania, Francia, Austria, Polonia, Ungheria, Turchia, Slovenia e Croazia, Sud Corea.

Ha inciso 12 compact-disc, con diversi programmi, dalle opere liriche alla musica sinfonica e dal Barocco al Rinascimento. Ha eseguito e registrato in diverse radio e televisioni di tutta Europa, come alla radio e televisione ceca e slovacca. In Germania, alla Radio Bremen a Brema, MDR di Lipsia e Deutch Bayerisch Radio di Monaco di Baviera e Deutschland Radio in Zwinger a Dresda. In Belgio alla National Radio, alla Televisione nazionale croata e francese e in Italia a Radio France International e RAI - Radio Televisione Italiana.

E’, inoltre, autore di due bellissime marce funebri della tradizione molfettese: “Alba di Passione” e “In morte del Maestro Angelo Inglese”.
Nella prima marcia, composta nel 1988, l’autore in parola ha voluto imprimere un carattere melodico, evidente già dall’inciso introduttivo, con una espressione dolce e vigorosa insieme. Nella seconda marcia, composta nel 1991, ha voluto musicalmente ritrarre la figura del suo indimenticabile Maestro nei momenti più importanti della vita di costui.
In una mia recente intervista (aprile 2009), di seguito riportata, ho potuto meglio conoscere del Maestro Binetti la personalità artistica, forte ma nello stesso tempo semplice, e la semplicità, come ha scritto Francesco De Sanctis (Storia della Letteratura Italiana, Cap. XX, 1), “è la forma della vera grandezza” (“opravdová velikost má podobu jednoduchosti”, in lingua ceca, familiare al Maestro).

Maestro Binetti, cosa ti ha spinto a svolgere questa tua attività?

Il forte amore verso la musica. Non ho mai considerato la mia ''attività '' come un impegno di lavoro, anche perché sarebbe impossibile quantificare il tempo che dedico. E’ soprattutto una passione della quale sono innamorato dall' età di 7 anni, forse grazie anche alle forti radici culturali e musicali della nostra Terra.

Hai dovuto superare molte difficoltà per affermarti?

Nel nostro campo il concetto del ''realizzarsi professionalmente'' e' abbastanza relativo e soggettivo. La nostra professione ci spinge allo studio ed alla continua ricerca del ''bello'', dell' ''ideale'' che in musica si traduce in un abbandono completo all' arte. Ed è così che non ci sentiamo mai realizzati, io personalmente sono molto autocritico e forse questo è un grande difetto - non ascolto mai le mie registrazioni - non guardo mai i miei video subito dopo la realizzazione, bensì dopo mesi. Sentirmi realizzato sarebbe per me la fine.

Come giudichi il popolo ceco e quali pregi e difetti riscontri in loro?

Per capire a fondo il popolo ceco, consiglierei a tutti di leggere Kafka, Capek, Kundera e forse Havel. Tristezza, cupa allegria, grande senso dell' essere, ricerca dell' impossibile: questo è per me l' estratto del temperamento ceco. Consideriamo anche gli ultimi 400 anni di storia ... non c' è stato un momento, salvo la breve parentesi fra le due guerre mondiali, di vera e propria libertà. Dopo la dominazione asburgica è arrivato il nazismo seguito poi dal dominio russo terminato nel 1989. Professionalmente i cechi mi hanno insegnato tante cose, io ho studiato all' Accademia di musica di Praga, sono entrato nel 1992 - gli esami di ammissione allora erano veramente duri, ho dovuto imparare bene la lingua ceca in 2 anni, pena l' allontanamento dall' Accademia, un vero e proprio sistema militare. In quegli anni ho imparato ad applicarmi seriamente, con il fine di imparare bene la direzione d' orchestra. La fortuna ha voluto che ci fossero ancora i professori della vecchia guardia con i quali sin dal primo anno ho alternato alla teoria soprattutto la pratica, dirigendo i miei colleghi che terminavano gli studi, facendo concerti a Praga ma soprattutto dirigendo in tutta Europa i Madrigalistidi Praga.

Prediligi la composizione o direzione d'orchestra?

Attualmente non scrivo più bensì dirigo. Per me è impossibile scrivere qualcosa ... viviamo in un marasma musicale, senza identità e guida. In musica la crisi esiste da sempre, forse dal dopoguerra.

A quale tecnica musicale ti ispiri nel tuo lavoro?

Non riesco a rifarmi a particolari tecniche. Nella direzione d'orchestra ci si basa certo sulla tecnica tradizionale, ma dipende poi dal tipo di repertorio che si studia. Con gli anni, cerco di personalizzare gli insegnamenti e rendermi un po’ tecnicamente ''autonomo''.

Quali ricordi e insegnamenti hai del Maestro Angelo Inglese?

Con il Maestro Inglese ho iniziato lo studio della musica, ed è stata la persona più importante nella scelta della mia vocazione.

Perchè le tue marce funebri "Alba di Passione" e "In morte del Maestro Angelo Inglese” attualmente non vengono eseguite nei concerti della Passione?

Non ho mai ricevuto particolari richieste, nemmeno dalle confraternite di Molfetta così come dai complessi musicali. Sarebbe per me un grande onore se ci fosse interesse, non essendo poi particolarmente difficili nell' esecuzione.

Hai nostalgia di Molfetta e delle sue tradizioni?

Si, tanta nostalgia. Quest' anno ho dovuto nuovamente rinunciare alle processioni di Pasqua, sperando di poter partecipare il prossimo anno.

Cosa ti piace di più dei molfettesi e cosa detesti in loro?

I molfettesi: sono persone simpatiche e intelligenti, forse spesso un po’ presuntuose. Vivendo all' estero da 17 anni, ho imparato a dimenticare i difetti dei molfettesi ma sopratutto a ricordare i loro pregi.

Per sensibilizzare i giovani alla musica cosa vorresti che facciano gli amministratori della nostra città?

Consiglierei di recuperare il terreno perduto negli ultimi 50 anni. Molfetta ha il dovere di offrire un servizio artistico stabile e di qualità. Le stagioni dell' ultimo momento, riciclate e basate su poche grandi personalità artistiche non apportano valore elasciano il tempo che trovano. Non dimentichiamo che Molfetta vanta la presenza di molti musicisti che non sto qui ad elencare - rieducando al Teatro ed alla musica la nostra città, sicuramente daremmo un grande impulso emotivo alla nostra regione. E' proprio nei momenti di crisi che dovremmo dedicarci più all' arte ed alla cultura, cercando nei teatri un posto dove rifugiarsi.

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La città di Molfetta non può non essere grata nei confronti di un suo “figlio”, esportatore coraggioso di buona fama ed elevata professionalità, imponendolo ai giovani di oggi, soprattutto ai frivoli e demotivati, come modello esistenziale serio e costruttivo e di ripagante gratificazione personale. Il Maestro Binetti continua a trascinare il pubblico delle platee ai più schietti, vibranti, calorosi e reiterati applausi. Torquato Tasso, nella “Gerusalemme Liberata”(XVII, 61), così scrive: “… in cima all’erto e faticoso colle / della virtù riposto è il nostro bene; / chi non gela e non suda e non s’estolle / dalle vie del piacer, là non perviene”. Cioè alle cose eccelse non si arriva se non con difficoltà e sacrifici.

* Testo e foto a cura del prof. Cosmo Tridente.


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